La vendita di biomassa è in genere marginale nel complesso dei ricavi di una azienda agricola, cioè serve piuttosto a recuperare i costi vivi che a produrre reddito. A meno che non si tratti di biomassa da colture dedicate, comunque sono sempre i sottoprodotti dell’attività agricola principale e come tali si caratterizzano dunque per il prezzo molto basso, che copre appena il costo di raccolta e stoccaggio. Si è dunque tentati di credere che la trasformazione in pellet nella stessa azienda agricola possa rappresentare un modo di dare valore aggiunto a tali sottoprodotti, ma andrebbero valutati con molta cautela tre aspetti fondamentali:

  • Il costo d’investimento in una mini-pelletatrice. Esistono impianti azionati da motore elettrico o dalla presa di forza del trattore.
  • Il costo di esercizio, che non si limita solo alla energia elettrica o al gasolio consumati per la produzione dei pellet. Va considerato il costo periodico di sostituzione delle trafile, perché molte biomasse vegetali – ad esempio canne, paglia, pula di riso – contengono silice, che è abrasiva e consuma le parti soggette ad usura. Alcuni fabbricanti offrono dunque mini-pellettatrici a prezzi molto attraenti, ma poi la amara sorpresa per il gestore è l’elevato costo dei ricambi e la poca durata dei pezzi a contatto con la biomassa.
  • potenziali acquirenti nel raggio di 50 km. I pellet di biomassa residuale non sono adatti per uso civile – ovverosia riscaldamento domestico e cottura di cibi in forni a legna – quindi è necessario accertarsi della presenza di aziende potenzialmente consumatrici vicine all’azienda agricola, e possibilmente sottoscrivere contratti di fornitura prima di investire in un impianto.

Ecco una lista di biomasse potenzialmente pellettizzabili, utile per quando la norma in studio verrà definitivamente approvata. La lista non è esaustiva e non suppone l’obbligatorietà di produrre i pellet con una unica biomassa: potranno infatti essere il prodotto di miscele, per esempio tra biomassa erbacea e legnosa, purché la loro composizione venga dichiarata.

  • Erba medicatrifoglioforaggigraminacee miste. Se non utilizzati per alimentazione animale, o destinati a digestione anaerobica, i pellet prodotti con tali biomasse trovano impiego come combustibile, ma si caratterizzano per i contenuti di ceneri fra i più alti presenti nelle biomasse vegetali (dall’8% all’11% della sostanza secca) e alti tenori di azoto (1% a 2% della s.s.) di zolfo (0,01 a 0,15 % della s.s.) e di cloro (0,1% a 1% della s.s.). Il loro Pci (Potere calorifico inferiore) va dai 16 ai 17 MJ/kg s.s.
  • Stocchi di mais. Il loro contenuto di cenere va dal 5 al 9%, il Pci è pari a 17 MJ/kg s.s., i livelli di cloro zolfo e azoto sono inferiori ai precedenti.
  • Stocchi di girasole. Abbastanza simili agli stocchi di mais, hanno un tenore di cenere leggermente più alto, compreso fra 9% e 14%, e il Pci pari a 16 MJ/k s.s.
  • Potature di vitifruttetiespiantiramaglie. Sono tutte biomasse legnose, quindi con contenuto di cenere minore rispetto alle biomasse erbacee (dal 2% al 5% s.s.) bassi tenori di azoto (0,3 % a 1& s.s.) zolfo (0,01 % a 0,04% s.s.) e cloro (0,01 % a 0,1% s.s.). Il loro Pci si attesta nel range tra 17,5 e 19 MJ/kg s.s.
  • Sfalci di canne. Sono le tipiche biomasse risultanti dalla pulizia dei fossati e canali di scolo, costituite perlopiù da canna palustre (P. australis) canna comune (A. donax) e coda di gatto (T. latifoglia). Le caratteristiche di tali biomasse dipendono dalle proporzioni fra le diverse specie vegetali, inoltre il contenuto di cenere può variare a seconda dalle caratteristiche pedoclimatiche locali. A titolo d’esempio, su campioni di Arundo donax raccolti in Spagna l’autore ha riscontrato i seguenti valori di: Pci pari a 17,5 MJ/kg s.s., ceneri 3,66% s.s., azoto 0,38% s.s., zolfo 0,11% s.s. e cloro 0,14% s.s..
  • Sansa disoliata. E’ un sottoprodotto solitamente utilizzato negli impianti di biogas. La sua granulometria pulverulenta ne limita l’uso diretto come combustibile, a meno che non si installi un sistema di combustione ad hoc, quindi è un candidato interessante per la produzione di pellet, avente un Pci pari a 17,6 MJ/kg ss. e un basso tenore di zolfo (0,05% a 0,1%).
  • Pula di riso. Ha un Pci attorno a 14 MJ/kg s.s., ed è molto interessante perché costituisce il 20% del grano di riso, quindi si tratta di una biomassa molto abbondante. Il suo contenuto di cenere è molto alto però, compreso fra 16% e 25 % s.s. Il tenore di azoto è compreso fra 0,3% e 1,9% s.s., lo zolfo varia da 0,01% a 0,2% s.s. e il cloro è nel range da 0% a 0,12% s.s.

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